AMORE IN CRISTO
di Carlo Sarno
Iniziamo questo discorso sull'Amore in Cristo in maniera
molto semplice e schematica , partendo dai due comandamenti della carità che Dio
ci ha dato per mezzo di Mosé per meritare la vita eterna :
1) Amerai il Signore Dio tuo , con tutto il tuo cuore ,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente ;
2) Amerai il prossimo tuo come te stesso .
Questi due comandamenti dell'amore raggiungono il loro
compimento con la venuta e l'insegnamento della vita di Gesù Cristo , che ci
disse (Gv 13,34/35) :
" Vi do un comandamento nuovo : che vi amiate gli uni
gli altri ; come io vi ho amato , così amatevi anche voi gli uni gli altri . Da
questo tutti sapranno che siete miei discepoli , se avrete amore gli uni per gli
altri " .
Vivere seguendo l'insegnamento di Gesù significa quindi
vivere secondo l'amore di Dio , essere amore nel vero senso del termine , vivere
per l'amore come fine e significato del proprio vivere . Una vita in Cristo è
una vita immersa nell'amore infinito di Dio : questo è il vero " amore
cristiano " .
Nel Catechismo Romano si legge : ogni esercizio di
perfetta virtù cristiana non può scaturire se non dall'amore , come nell'amore
ha d'altronde il suo ultimo fine .
L'amore di Dio acquista luce e chiarezza con
l'approfondimento dei due misteri principali della fede :
1) Unità e Trinità di Dio ;
2) Incarnazione , Passione , Morte e Risurrezione del
nostro Signore Gesù Cristo .
Nel primo mistero abbiamo la comprensione di un Dio che non è
solo , ma è comunione , partecipazione , amore di Dio Padre , Dio Figlio e Dio
Spirito Santo . Nel secondo mistero si manifesta il Dio come misericordia
e compassione infinita , che sacrifica il suo stesso Figlio per la salvezza e
l'amore di tutti noi . Non esiste amore più grande di chi sacrifica la propria
vita per il bene dell'altro , indistintamente amico o nemico che sia , un amore
senza limiti , universale e onnipotente .
L'amore in Cristo , il vero amore cristiano , si rende comprensibile chiaramente nelle
Beatitudini evangeliche pronunciate da Gesù nel suo Discorso della Montagna :
"...
-
beati quelli che sono poveri di fronte a Dio , perché Dio offre a loro il suo regno .
-
beati quelli che sono nella tristezza , perché Dio li consolerà .
-
beati quelli che non sono violenti , perché Dio darà loro la terra promessa .
-
beati quelli che desiderano ardentemente ciò che Dio vuole , perché Dio esaudirà i loro desideri .
-
beati quelli che hanno compassione degli altri , perché Dio avrà compassione di loro .
-
beati quelli che sono puri di cuore , perché vedranno Dio .
-
beati quelli che diffondono la pace , perché Dio li accoglierà come suoi figli .
-
beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio , perché Dio darà loro il suo regno .
Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano ,
quando dicono falsità e calunnie contro di voi per il fatto che siete miei
discepoli . Siate lieti e contenti , perché Dio vi ha preparato una grande
ricompensa : infatti , prima di voi , anche i profeti furono perseguitati ...
" (Mt 5,3/12) .
L'amore in Cristo, il vero amore cristiano , si manifesta e realizza nella vita
quotidiana mediante le opere di misericordia corporale : dar da mangiare agli
affamati ; dar da bere agli assetati ; vestire gli ignudi ; alloggiare i
pellegrini ; visitare gli infermi ; visitare i carcerati ; seppellire i morti
; e le opere di misericordia spirituale : consigliare i dubbiosi ; insegnare
agli ignoranti ; ammonire i peccatori ; consolare gli afflitti ; perdonare le
offese ; sopportare pazientemente le persone moleste ; pregare Dio per i vivi e
per i morti .
L'amore in Cristo , il vero amore cristiano , si coltiva con la pratica delle virtù
teologali : fede , speranza e carità ; e con la pratica delle virtù
cardinali : prudenza , giustizia , fortezza e temperanza .
Gesù Amore (1)
In Gesù , Dio si è rivelato in modo definitivo e totale :
avendoci donato il suo proprio Figlio , non ha più nulla da riservare a se
stesso e non può più che donare . La certezza fondamentale della Chiesa ,
la scoperta che illumina tutto il Nuovo Testamento è che , con la vita , la
morte e la risurrezione di Gesù , Dio ha compiuto il suo atto supremo ed ogni
uomo può oramai aver accesso a lui ...
E quindi tutt'uno aderire a Gesù Cristo nella fede e
conoscere il vero Dio . Dinanzi al fatto di Gesù Cristo l'uomo che accede alla
fede , sia proveniente dal giudaismo o dal paganesimo , sia formato dalla
ragione o dalla tradizione di Israele , scopre il vero volto e la presenza
vivente di Dio .
Questo è il segreto , al quale non si accede se non
attraverso Gesù Cristo , " riconoscendo " in lui " l'amore che Dio ha per noi "
(4,16). L'Antico Testamento aveva potuto presentire che l'amore , essendo il
grande comandamento ed il valore supremo , doveva essere la definizione più
esatta di Dio (Es 34,6) . Ma si trattava ancora di un linguaggio creato
dall'uomo , di immagini da trasporre . In Gesù Cristo , Dio stesso ci dà
la prova decisiva , esente da ogni equivoco , che l'evento al quale è sospeso il
destino del mondo è un atto del suo amore . Consegnando alla morte per noi
" il suo Figlio diletto " (Mc 1,11) , Dio ci ha dimostrato che il suo
atteggiamento definitivo verso di noi è di " amare il mondo " (Gv 3,16) e che ,
con questo atto supremo e irrevocabile , ci ama dello stesso amore con cui ama
il suo Figlio unico , e i rende capaci di amarlo dell'amore che gli porta il
Figlio suo , ci fa dono dell'amore che unisce il Padre ed il Figlio e che è il
loro Spirito Santo .
Il Dio di Gesù Cristo è il Padre suo , e Gesù , quando si
rivolge a lui , lo a con la familiarità e lo slancio del figlio :" Abba " .
Ma è pure il suo Dio , perché il Padre , possedendo la divinità senza riceverla
da nessun altro , la dona tutta intera al Figlio che genera da tutta l'eternità
ed allo Spirito Santo nel quale entrambi si uniscono . Così Gesù ci
rivela l'identità del Padre e di Dio , del mistero divino e del mistero
trinitario .
Spirito di Dio , Spirito di Cristo ,
Spirito di Amore (2)
Morto e risorto , Gesù fa alla Chiesa il dono del suo Spirito
. Questo Spirito è lo Spirito di Gesù : fa ripetere gli atti di Gesù , fa
annunziare la parola di Dio , fa ridire la preghiera di Gesù , fa perpetuare
nella frazione del pane il ringraziamento di Gesù ; conserva tra i fratelli
l'unione che raggruppava i discepoli attorno a Gesù .
Lo Spirito Santo - Spirito di Amore - è la forza che spinge
la Chiesa nascente " fino all'estremità della terra " ; ora egli si impadronisce
direttamente dei pagani , dimostrando in tal modo che è " effuso su ogni carne "
, ora manda in missione coloro che sceglie , Filippo , Pietro , Paolo e Barnaba
. Ma non si trova soltanto al punto di partenza : accompagna e guida l'azione
degli apostoli , dà alle loro decisioni la sua autorità . Se la parola " cresce
e si moltiplica " , la sorgente interna di questo slancio nella gioia è lo
Spirito .
La nuova creazione nato dallo Spirito - di Amore - è la
Chiesa . Chiesa e Spirito sono inseparabili : l'esperienza dello Spirito
avviene nella Chiesa e dà accesso al mistero della Chiesa . I carismi sono
tanto più preziosi , in quanto contribuiscono più efficacemente ad edificare la
Chiesa (I Cor 12/7) ed a consacrare il tempio di Dio (I Cor 3,16 ; Ef 2,22) .
Rinnovando incessantemente la sua azione ed i suoi doni , lo Spirito - di Amore
- lavora costantemente all'unità del corpo di Cristo . Spirito di
comunione , che effonde nei cuori il dono supremo della carità , egli raccoglie
tutti i credenti nella sua unità .
Amore del prossimo : carità
(3)
Prima della venuta di Cristo il giudaismo approfondisce la
natura dell'amore fraterno . Nell'amore del prossimo si include l'avversario
giudeo , persino il nemico pagano . Si scopre che amare significa
prolungare l'azione divina : " Come il Santo - sia egli benedetto ! - riveste
coloro che sono nudi , consola gli afflitti , seppellisce i morti , così anche
tu rivesti coloro che sono nudi , visita gli ammalati , ecc. " . Era quindi
facile stabilire il legame tra i due comandamenti d'amore per Dio e per il
prossimo ; è quel che fece un giorno uno scriba rivolgendosi a Gesù ( Lc 10,26
s) .
Da un capo all'altro del Nuovo Testamento l'amore del
prossimo appare indissociabile dall'amore di Dio : i due comandamenti sono il
vertice e la chiave della legge ; la carità fraterna è la realizzazione di ogni
esistenza morale , è in definitiva l'unico comandamento : " Chi non ama il
fratello che vede , non può amare quel Dio che non vede " ( 1 Gv 4,20 ) .
Non si potrebbe affermare meglio che , in sostanza , non c'è che un solo amore .
L'amore del prossimo è quindi essenzialmente religioso ; non
è una semplice filantropia . Anzitutto è religioso per il suo modello :
imitare l'amore stesso di Dio . Poi e soprattutto per la sua sorgente ,
perché è l'opera di Dio in noi : come potremmo essere misericordiosi come il
Padre celeste , se il Signore non ce lo insegnasse , se lo Spirito non lo
effondesse nei nostri cuori (Rm 5,5; 15,30) ?
La carità cristiana , soprattutto dai sinottici e da Paolo ,
è vista ad immagine di Dio , che dona gratuitamente il Figlio suo per la
salvezza di tutti gli uomini peccatori , senza merito alcuno da parte loro .
Essa è quindi universale , e non lascia nessuna barriera sociale o razziale ,
non disprezza nessuno ; più ancora , esige l'amore dei nemici .
L'amore ha come espressione il perdono senza limiti (Mt
18,21 s) , la pazienza , il rendere bene per male (Rm 12,14-21) . Per tutti è
una mutua schiavitù (Gal 5,13) , in cui l'uomo rinunzia a se stesso .
Nel suo " inno alla carità " (1 Cor 13) , Paolo manifesta la
natura e la grandezza dell'amore . Senza trascurare affatto le sue
esigenze quotidiane , egli afferma che , senza la carità , nulla ha valore , che
solo essa sopravviverà a tutto : amando come Cristo , noi viviamo già una realtà
divina ed eterna , per mezzo della quale la Chiesa è edificata e l'uomo diventa
perfetto per il giorno del Signore .
L'amore nel Vangelo di Giovanni
(4)
E' risaputo che Giovanni , nei discorsi di addio del vangelo
(cc. 13-17) e nella 1Gv , ha approfondito quanto nessun altro nel NT la
riflessione sull'amore . Qui si cercherà di cogliere sinteticamente le
linee principali .
a. Dio è amore - Il punto di partenza della
teologia giovannea è senz'altro teocentrico : in primo piano sta la rivelazione
di Dio mediante Cristo . Questi ci ha fatto penetrare nell'inaccessibilità
divina : " Dio non lo ha mai veduto nessuno : l'unico Figlio , che vive nel seno
del Padre , lui ce ne ha dato notizia " (Gv 1,18) . Si tratta di un Dio che si è
piegato per amore verso il mondo : " Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio suo , l'unigenito , perché chiunque crede in lui non perisca ma abbia la
vita eterna " (Gv 3,16) . Che l'invio del Figlio costituisca la suprema
manifestazione dell'amore del Padre lo testimonia chiaramente anche la 1Gv : "
In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi : Dio ha mandato il suo
unigenito Figlio nel mondo , perché noi avessimo la vita per lui . In questo sta
l'amore : non siamo stati noi ad amare Dio , ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati " (4,9-10)
. Giovanni però non si ferma a questo dato , conosciuto già dalla
tradizione cristiana primitiva ed evidenziato in modo particolare da Paolo .
Giunge a dire che Dio è per definizione amore (1Gv 4,16) . Dalla
manifestazione storica è dunque risalito a scandagliare l'essere profondo del
Padre , scoprendo che l'amore da lui rivelato nella storia rappresenta non un
aspetto periferico della sua personalità , né un additivo complementare , ma la
qualifica ontologica di fondo . Nel suo agire storico-salvifico egli si
rivela per quello che è : amore , nient'altro che amore , totalmente amore . In
noi tra quello che siamo e il fatto di amare esiste sempre una distanza ,
riducibile ma sempre incolmabile . Nel Dio di Gesù Cristo invece c'è
perfetta adeguazione tra essere e amare . A questa rivelazione corrisponde
nell'uomo la fede cristiana come conoscenza di Dio in quanto amore . Non si
tratta però di una acquisizione puramente intellettuale . Di fatto nella sua
prima lettera Giovanni mette in rilievo il " noi " ecclesiale che fa esperienza
di questa realtà divina : " Da questo abbiamo conosciuto l'amore : egli ha dato
la sua vita per noi " (3,16) ; " Noi abbiamo riconosciuto e creduto
all'amore che Dio ha per noi " (4,16) . Gli è che nella fede si dischiude ai
cristiani il mondo dell'amore di Dio come ambito di esistenza nuova di figli
amatissimi del Padre uniti al Figlio unigenito .
b. L'esigenza di vivere nell'amore - Da
chi ha fatto l'impatto con la rivelazione di Dio come amore , ci aspetteremmo
che Giovanni concluda logicamente a postulare amore per colui che per primo li
ha amati . La sua deduzione , invece , è costantemente un'altra : dobbiamo
amarci l'un l'altro : " Carissimi , amiamoci gli uni gli altri , perché l'amore
è da Dio " (1Gv 4,7) ; " Carissimi , se Dio ci ha amato , anche noi
dobbiamo amarci gli uni gli altri " (1Gv 4,11) . La stessa cosa è detta in
rapporto all'amore di Gesù : " Da questo abbiamo conosciuto l'amore : egli ha
dato la sua vita per noi ; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli
" (1Gv 3,16) . L'intento dell'apostolo deve essere colto in tutta la
sua profondità . La rivelazione divina non è riducibile a pura
notificazione . Significa invece il farsi presente nella carne di Cristo
della realtà divina dell'amore . Credendo i cristiani vi partecipano , ne
fanno esperienza , assumono nella loro vita il suo dinamismo . Giovanni
dice chiaramente che l'amore viene da Dio (1Gv 4,7) . Esso ha la sua fonte
ineusaribile e infinita nel seno del Padre ; di qui si effonde su Cristo , il
Figlio prediletto , e si comunica ai credenti , che ne risultano presi .
Accogliere la rivelazione divina non significa dunque soltanto ritenere per vero
che Egli ci ama ed è per definizione amore , ma anche aprire le porte della
nostra esistenza al dono divino dell'amore . Ed è su questa partecipazione
per grazia alla realtà che costituisce l'essere di Dio e la spinta del suo agire
, che s'innesta l'esigenza e il comandamento di amare il prossimo .
Animati dallo stesso amore di Dio i credenti sono per ciò stesso chiamati a
farne concretamente la logica del proprio agire e del proprio rapportarsi agli
altri . In una parola : rivelandosi il Padre partecipa a noi il suo
amore e vuole che esso animi di fatto la nostra esistenza . L'amore ha il
suo epicentro nella profondità del Padre e si allarga a coinvolgere Cristo e in
Cristo noi . La dinamica della rivelazione cristiana è che la
donazione di Dio al mondo produca nella fede donazione reciproca tra gli uomini
.
c. Il comandamento di Gesù - Ora possiamo
comprendere meglio in quale prospettiva si ponga la parola imperativa di Cristo
, su cui Giovanni insiste : " Vi do un comandamento nuovo : come io ho amato voi
, così voi amatevi a vicenda " (Gv 13,34) ; " Ecco il mio comandamento :
che vi amiate reciprocamente come io ho amato voi " (Gv 15,12) ; "
Carissimi , non vi scrivo un nuovo comandamento , a un comandamento antico , che
avete ricevuto fin dall'inizio . Il comandamento antico è la parola che avete
udito . E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo , il che è
vero in lui e in voi , perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già
risplende " (1Gv 2,7-8) . Il rivelatore dell'essere profondo e dell'agire
storico di Dio non può essere solo il portatore del lieto annunzio che il Padre
ama il mondo ; neppure egli può limitarsi ad essere segno concreto dell'amore
divino , ma dovrà manifestare l'esigenza divina insita nel dinamismo della
rivelazione , cioè la compromissione dei credenti . E siccome la misura
reale e concreta dell'amore divino rivelato agli uomini è rappresentata dalla
sua persona e dalla sua vicenda storica culminante nella morte , si capisce che
i credenti sono compromessi ad amare come lui ha amato , cioè fino a far getto
della vita : " Nessuno ha amore più grande di ci dà la vita per i suoi amici " (Gv
15,13) ; " Egli ha dato la sua vita per noi ; quindi anche noi dobbiamo
dare la vita per i fratelli " (1Gv 3,16) . Il comandamento appare così
nuovo , perché ha come metro di paragone l'amore oblativo di Gesù . Ciò
tuttavia non contrasta con l'altra qualifica di " antico " , che vuol dire
soltanto come esso faccia parte della primitiva tradizione cristiana trasmessa
ai membri della comunità : " Poiché questo è il messaggio che avete udito fin
dall'inizio : che ci amiamo gli uni gli altri " (1Gv 3,11) . E'
facile concludere che non solo l'indicativo (= Dio è amore ) , ma anche
l'imperativo ( = amiamoci gli uni gli altri ) fa parte di diritto ed
essenzialmente della rivelazione cristiana . Un imperativo però che si
fonda sull'indicativo , da cui trae la sua ragione d'essere e ne risulta
commisurato . Soprattutto viene evidenziato con forza il rapporto
strettissimo tra fede e carità . Questa trova il suo senso più vero nella
prospettiva della rivelazione del Padre in Gesù Cristo . Amare con l'amore
del Padre e come Gesù ci ha amato costituisce lo specifico dell'amore cristiano
. Non altrimente si esprime lo stesso Giovanni : " Figlioli , non amiamo a
parole né con la lingua , ma coi fatti e nella verità " (1Gv 3,18) , dove "
verità " indica la rivelazione divina fatta nostra nella fede , interiorizzata
dal credente . L'amore cristiano prorompe dall'adesione di fede al Padre
rivelatoci in Cristo . E' carità nella fede .
d. Chi ama Dio ama anche il fratello -
Già l'insegnamento di Gesù di Nazaret aveva collegato strettamente i due
comandamenti dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo . Giovanni vi
insiste con forza e ripetutamente . Soprattutto mostra con chiarezza il
motivo profondo della loro inseparabilità . Si è detto che il Padre
rivelandosi si rende presente nella storia con la carica del suo amore e con la
sua esigenza di comprometterci totalmente . Credendo noi vi aderiamo con
libera scelta e facciamo nostra la sua esigenza . Tale adesione
impegnativa Giovanni la chiama amore . Sulla scia della teologia
deuteronomistica anch'egli definisce l'amore per Dio in termini di obbedienza .
Ne consegue che amare il Dio della rivelazione cristiana comporterà
necessariamente e indissolubilmente amarci gli uni gli altri : " Questo è il
comandamento che abbiamo da lui : chi ama Dio , ami anche il suo fratello " (1Gv
4,21) ; " Se uno dicesse : Io amo Dio , e odiasse il fratello , è un
mentitore " (1Gv 4,20) ; " Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e
vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore , come può
dimorare in lui l'amore di Dio ? " (1Gv 3,17) . Non c'è confusione , né
riduzione dell'uno all'altro , ma connessione inscindibile . Dice molto
bene Bultmann : " I due comandamenti : amare Dio e amare il prossimo , non sono
identici , così che l'amore del prossimo sia senz'altro l'amore di Dio . Questo
malinteso può affiorare soltanto quando si comprende in senso filantropico
l'amore del prossimo , quando si vede nell'uomo un valore a sé , qualcosa di
divino . Si è perduto veramente allora il rapporto con Dio sostituendolo con il
rapporto con l'uomo : non si può amare Dio , dunque si amano gli uomini e così
appunto si ama Dio ! No ! Al contrario il massimo comandamento è questo :
Amare Dio , sottomettere nell'obbedienza la propria volontà alla volontà divina
. Ed è questo primo comandamento che determina il significato del secondo . In
questo senso : l'atteggiamento che io prendo di fronte al prossimo è determinato
dall'atteggiamento che io assumo davanti a Dio : come persona obbediente a Dio ,
la quale vince la propria egoistica volontà e rinuncia alle pretese del suo io ,
io mi metto di fronte al prossimo , pronto al sacrificio tanto per Dio come per
il prossimo . E inversamente il secondo comandamento determina il significato
del primo ; amando il prossimo io confermo la mia obbedienza verso Dio (...).
Come posso amare il prossimo solo se abbandono totalmente la mia volontà alla
volontà di Dio , così posso amare Dio soltanto se voglio ciò che egli vuole ,
amando veramente il prossimo " .
e. La comunione con il Padre e con il suo Figlio Gesù
Cristo - Si sa che l'intento di Giovanni nella sua prima lettera è
di indicare i criteri conoscitivi e costitutivi della comunione con Dio .
In ultima analisi essi si riducono alla fede e alla carità , o ancor meglio
all'amore radicato nell'adesione di fede . Se Dio è amore - e tale appare
nella rivelazione - non può sussistere alcun dubbio in proposito : " Dio è amore
; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui " (4,16) . Giovanni
usa altre espressioni per significare la stessa realtà salvifica , di cui la
carità è elemento costitutivo : " dimorare nella luce " , " essere da Dio " , "
passare dalla morte alla vita " , " nascere da Dio " , " conoscere Dio " .
S'impone qui la lettura diretta dei passi più significativi : " Chi ama suo
fratello , dimora nella luce (...). Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre "
(2,10-11) ; " Chi non pratica la giustizia non è da Dio , né lo è chi non
ama il suo fratello " (3,10) ; " Noi sappiamo che siamo passati dalla
morte alla vita , perché amiamo i fratelli . Chi non ama rimane nella morte "
(3,14) ; " Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio . Chi non ama non
ha conosciuto Dio , perché Dio è amore " (4,7-8) . In altre parole , la
salvezza dell'uomo non si trova altrove , né consiste in altra cosa . E'
sulla via dell'amore che giungiamo all'autenticità della nostra esistenza .
Siamo vivi in senso vero soltanto amando i fratelli come Cristo ci ha amato e
con lo stesso amore del Padre . Giaciamo invece nella morte se siamo
estranei all'amore . Allo stesso modo , ma sul versante teologico , è
l'amore dei fratelli che determina la verità della nostra conoscenza di Dio .
In rapporto al Padre di Gesù Cristo teismo e ateismo umano trovano la loro
esatta configurazione sulla base della presenza e assenza della carità fraterna
.
Fonti testo :
Scritti e appunti dell'autore Carlo Sarno .
La Bibbia della CEI , edizioni Marietti , Torino , 1980 .
Nuovo Dizionario di Teologia , a cura di Giuseppe Barbaglio e Severino Dianich , ed. Paoline , Torino , 1985 .
Riferimenti bibliografici :
(1) J. Guillett , brano tratto dalla voce ' Dio ' del dizionario teologico-biblico , appendice della Bibbia della CEI , ed. Marietti .
(2) J. Guillett , brano tratto dalla voce ' Spirito di Dio ' del dizionario teologico-biblico , appendice della Bibbia della CEI , ed. Marietti .
(3) A. George e P. Grelot , brano tratto dalla voce ' Carità ' del dizionario teologico-biblico , appendice della Bibbia della CEI , ed. Marietti .
(4) G. Barbaglio , brano tratto dalla voce " Carità " del Nuovo Dizionario di Teologia , ed. Paoline .
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