Nell'Arte Cristiana il Bello, il Buono e il Vero coincidono
di Carlo Sarno
Nell'arte cristiana, il Bello, il Buono e il Vero coincidono perché sono tutti attributi di Dio e manifestazioni della Sua essenza. Questa idea affonda le radici nella filosofia greca (in particolare Platone e Aristotele) e nella successiva teologia scolastica, che identificò questi tre concetti come i "trascendentali" dell'essere.
Ecco i punti chiave di questa coincidenza teologica e filosofica:
- Dio come fonte ultima: Nella teologia cristiana, Dio è la realtà primaria da cui tutto trae origine ed esistenza. Pertanto, Egli è intrinsecamente la fonte di ogni verità, bontà e bellezza. Questi non sono concetti astratti separati, ma modi diversi di percepire e comprendere la realtà di Dio e della Sua creazione.
- I Trascendentali: Il Bello (pulchritudo), il Buono (bonitas) e il Vero (veritas) sono considerati trascendentali, ovvero proprietà che appartengono a ogni ente esistente in quanto tale. Un'opera d'arte, partecipando all'essere, riflette necessariamente questi attributi a vari livelli.
- L'Incarnazione come sintesi: Il punto focale della fede cristiana è Gesù Cristo, il Verbo fatto carne. Cristo è identificato come "la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,6). In Lui, il divino si è reso visibile e tangibile, unendo perfettamente la verità (la rivelazione di Dio Padre), la bontà (la vita morale esemplare e il sacrificio) e la bellezza (la perfezione dell'essere divino-umano).
- L'arte come annuncio della Fede: L'arte cristiana non ha un fine puramente estetico o di diletto sensoriale, ma è un cammino ininterrotto di annuncio della Fede e di glorificazione di Dio. Serve a scopi didattici. Un'opera è considerata "bella" se riesce a veicolare efficacemente la "verità" della Rivelazione e a ispirare azioni "buone" (la moralità, la santità) nel fedele.
- Esperienza e trasformazione: La bellezza nell'arte cristiana ha il potere di elevare l'animo umano, risvegliando il desiderio del bene e conducendo alla contemplazione della verità divina. La risposta appropriata alla bellezza è la gratitudine e l'orientamento della propria visione e volontà verso l'infinita bellezza di Dio.
Nell'estetica e nella teologia cristiana, la bellezza non è soggettiva o arbitraria, ma un riflesso dell'ordine e dell'armonia dell'universo creato da Dio, e un'irresistibile attrazione verso la Sua verità e bontà.
Per approfondire ulteriormente il concetto di coincidenza tra Bello, Buono e Vero nell'arte cristiana, è utile analizzare come questi principi si manifestino concretamente nelle diverse forme artistiche e nel pensiero dei Padri della Chiesa e dei teologi medievali.
1. La Radice Filosofica e Teologica
L'idea che Bello, Buono e Vero siano la stessa cosa in Dio non nasce in un vuoto, ma si sviluppa dall'incontro tra la Rivelazione cristiana e il pensiero neoplatonico e aristotelico:
- Neoplatonismo (Sant'Agostino): Sant'Agostino di Ippona fu fortemente influenzato da Plotino. Per Agostino, la bellezza terrena è una partecipazione della Bellezza eterna e immutabile di Dio. Il male non esiste come sostanza, ma come assenza di bene (privatio boni). La verità è la conoscenza di Dio stesso. In questa prospettiva, contemplare il bello eleva l'anima verso il Vero Bene.
- Scolastica (San Tommaso d'Aquino): San Tommaso d'Aquino, basandosi su Aristotele, definisce i tre "trascendentali" (Verum, Bonum, Pulchrum) come proprietà intrinseche di ogni ente che esiste.
- Il Vero è l'essere in quanto oggetto dell'intelletto.
- Il Buono è l'essere in quanto oggetto della volontà (ciò che si desidera).
- Il Bello è ciò che piace alla sola apprensione, ciò che diletta la vista (e l'intelletto) per la sua perfezione (integritas), proporzione (proportio) e luminosità (claritas).
- San Tommaso afferma esplicitamente che bonum et pulchrum in subiecto sunt idem, ovvero che il bene e il bello sono la stessa cosa nella sostanza, pur differendo concettualmente.
2. La Manifestazione nell'Arte Sacra
L'arte cristiana diventa il linguaggio privilegiato per esprimere questa sintesi.
- Iconografia (L'Arte Bizantina): Nelle icone, la bellezza non è naturalistica, ma "trasfigurata". I colori intensi, gli sfondi dorati (che rappresentano la luce divina eterna), le figure stilizzate e ieratiche non hanno lo scopo di imitare la realtà sensibile, ma di renderla trasparente al divino. L'icona è una "finestra sull'infinito". La sua verità è teologica, la sua bontà è spirituale (aiuta la preghiera), la sua bellezza è la manifestazione di questa armonia celeste.
- Architettura Gotica: Le cattedrali gotiche sono esempi straordinari di questa triade. L'altezza vertiginosa, la luce che filtra attraverso le vetrate colorate (la claritas di Tommaso), la complessa simbologia architettonica servono a elevare l'uomo. L'edificio è vero in quanto riflette l'ordine cosmico e la Gerusalemme celeste; è buono in quanto luogo sacro che facilita il culto e la comunità; è bello in quanto genera stupore e senso del sublime.
- Musica e Liturgia: Anche la musica sacra, come il Canto Gregoriano, mira alla bellezza attraverso l'ordine, l'armonia e la purezza della linea melodica, che deve servire il testo sacro (la verità) e favorire la preghiera (il bene).
3. La Funzione Etica e Didattica dell'Arte
L'arte cristiana ha sempre avuto una forte funzione morale (docere, movere, delectare - istruire, commuovere, dilettare).
Se un'opera d'arte cristiana è "vera" (teologicamente accurata e fedele alla Scrittura) e "bella" (armonicamente riuscita), allora per definizione promuove il "bene" (la salvezza dell'anima, la moralità cristiana, l'imitazione di Cristo). Non si può concepire, nell'estetica cristiana tradizionale, un'opera "bella" che sia moralmente cattiva o teologicamente falsa.
La coincidenza di Bello, Buono e Vero nell'arte cristiana è il pilastro su cui si fonda tutta la sua estetica. L'artista cristiano non cerca l'originalità fine a se stessa, ma la trasparenza al Mistero. L'arte è un sacramento visibile, un segno efficace che unisce l'esperienza estetica umana alla realtà ultima e trascendente di Dio.
La coincidenza di Bello, Buono e Vero nell'arte cristiana non è un concetto rigido, ma una costante che si manifesta in modi radicalmente diversi a seconda del contesto storico e culturale, adattandosi al linguaggio artistico dell'epoca per veicolare lo stesso messaggio teologico.
Ecco come si manifesta nelle principali epoche:
1. Arte Paleocristiana (III - VI secolo)
Nelle catacombe e nelle prime basiliche, l'arte è prevalentemente simbolica e ha uno scopo didattico e identitario in un contesto di persecuzione o di recente libertà di culto.
- Vero (Veritas): La verità si manifesta attraverso simboli segreti o discreti che rimandano alle Sacre Scritture. Il pesce (Ichthys) è l'acronimo di "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore". L'ancora rappresenta la speranza nella salvezza, fondata sulla verità della fede.
- Buono (Bonitas): Il bene è rappresentato iconograficamente dalla figura di Cristo come Buon Pastore che porta sulle spalle la pecora smarrita (l'anima salvata), simbolo di carità e sollecitudine pastorale.
- Bello (Pulchritudo): La bellezza è secondaria all'efficacia del messaggio. Lo stile è semplice, narrativo e funzionale, utilizzando motivi ornamentali romani come i tralci di vite, che acquisiscono un significato eucaristico (il sangue di Cristo). La bellezza risiede nella purezza del simbolo e nell'armonia interiore del messaggio di salvezza.
2. Arte Bizantina (VI - XV secolo)
Nell'Impero d'Oriente, l'arte raggiunge una sofisticazione formale estrema, diventando il linguaggio ufficiale della corte imperiale e della Chiesa ortodossa.
- Vero: La verità è la dottrina ortodossa, fissa e immutabile. Le icone sono considerate manifestazioni visibili del divino, non semplici rappresentazioni. La loro funzione è teologica: sono considerate una "finestra sull'infinito" che rende accessibile l'eternità.
- Buono: L'opera ha una funzione liturgica e morale. Contemplare un'icona non è un atto estetico, ma un atto di preghiera che eleva l'anima. L'arte ispira la santità e la rettitudine morale.
- Bello: La bellezza è astratta, ieratica e non naturalistica. Si manifesta attraverso l'uso abbondante dell'oro, colori intensi e figure stilizzate con proporzioni allungate. L'armonia (proportio) e la luminosità (claritas) sono intese in senso trascendente, come riflesso della gloria celeste di Dio.
3. Medioevo Occidentale (Romanico e Gotico)
In Occidente, l'arte si sviluppa nelle grandi chiese e cattedrali, diventando una "Biblia pauperum" (Bibbia dei poveri) per istruire il popolo analfabeta.
- Vero: La verità storica e teologica è narrata attraverso cicli scultorei e vetrate istoriate. Ogni dettaglio ha un significato preciso e rimanda alla Rivelazione.
- Buono: L'arte funge da guida morale, mostrando le conseguenze del peccato (Giudizio Universale sui portali) e le virtù da seguire (vite dei santi). La monumentalità della cattedrale stessa ispira timore di Dio e senso di comunità.
- Bello: L'arte gotica in particolare ricerca una bellezza che è anche stupore (admiratio). La luce che filtra dalle immense vetrate colorate viene teorizzata come luce divina (lux e lumen), un'esperienza estetica che è simultaneamente un'esperienza del divino.
4. Rinascimento
Con il Rinascimento, l'umanesimo cristiano pone l'uomo al centro, ma sempre in relazione a Dio. La prospettiva e il naturalismo diventano strumenti per indagare l'ordine razionale e la bellezza della Creazione.
- Vero: La verità è cercata nella perfezione delle forme anatomiche e architettoniche, considerate un riflesso della razionalità e dell'ordine divino dell'universo. La scienza e l'arte lavorano insieme per svelare la verità della creazione.
- Buono: L'arte promuove la virtù civica e religiosa. I capolavori non sono solo belli, ma edificanti, pensati per ispirare pietà, saggezza e devozione (si pensi ai dipinti votivi o alle Pietà).
- Bello: La bellezza è l'armonia, la proporzione e la grazia formale, che dilettano l'occhio e l'intelletto, come teorizzato da Leon Battista Alberti o Luca Pacioli, sempre in un'ottica che vede Dio come architetto supremo.
In ogni epoca, pur cambiando i canoni estetici, il filo conduttore è l'idea che la bellezza sensibile sia un tramite necessario, una via pulchritudinis, per accedere alla bontà morale e alla verità ultima di Dio.
Proseguendo nell'analisi storica, vediamo come la coincidenza di Bello, Buono e Vero si evolve, si trasforma e, nel periodo moderno e contemporaneo, viene persino messa in discussione, pur rimanendo un punto fermo della teologia e dell'estetica cristiana.
5. Periodo Barocco (XVII - XVIII secolo)
Il Barocco è la risposta artistica della Controriforma, caratterizzato da drammaticità, emozione e un uso teatrale dello spazio e della luce. L'obiettivo è stupire (movere) e commuovere il fedele.
- Vero: La verità è la dottrina cattolica ribadita dal Concilio di Trento. L'arte serve a contrastare l'iconoclastia protestante e a illustrare i dogmi con chiarezza e potenza emotiva.
- Buono: L'arte ispira fervore religioso, devozione ai santi, alla Vergine e all'Eucaristia. La teatralità spinge il fedele all'azione morale e alla partecipazione emotiva alla vita della Chiesa.
- Bello: La bellezza è dinamica, eccessiva e coinvolgente. Si manifesta nel movimento, nella ricchezza dei materiali (ori, marmi policromi), negli scorci illusionistici. Questa bellezza sensoriale e a volte "eccessiva" mira a prefigurare la gloria del Paradiso, unendo l'estetica al proselitismo morale.
6. Neo-Gotico (XIX secolo)
Il Neo-Gotico nasce in parte come reazione al razionalismo illuminista e alla Rivoluzione Industriale, e in parte come riscoperta romantica delle radici medievali del cristianesimo.
- Vero: La verità viene ricercata nel ritorno a una purezza e a una spiritualità che si percepivano perdute nel Barocco o nell'Illuminismo. Si rivalutano i valori monastici e la fede semplice del Medioevo.
- Buono: Il movimento promuove un rinnovamento etico e sociale, spesso legato a movimenti di riforma ecclesiastica (come il Movimento di Oxford in Inghilterra). La costruzione o il restauro delle chiese in stile gotico era visto come un atto di pietà e un ritorno alle virtù cristiane autentiche.
- Bello: La bellezza risiede nella fedeltà filologica allo stile medievale, nella verticalità che slancia verso Dio, nell'artigianato curato e simbolico. Si cerca un'armonia che non è più quella razionale del Rinascimento, ma quella mistica e "organica" del Gotico originale.
7. Moderno e Contemporaneo (XX e XXI secolo)
In questo periodo la relazione diventa più complessa e problematica. L'arte moderna spesso rompe con la tradizione figurativa e mette in discussione i concetti stessi di "bello" (spesso sostituito dall'"espressivo", dal "concettuale" o dal "sublime negativo") e a volte anche di "vero" e "buono".
Tuttavia, all'interno della specifica arte cristiana, la triade permane come ideale teologico:
- Vero: La verità è spesso espressa in modo più astratto o esistenziale. Gli artisti cercano di esprimere la verità della sofferenza umana, della fragilità, ma anche della speranza pasquale. L'arte è meno dogmatica e più esperienziale.
- Buono: L'arte contemporanea cristiana si confronta spesso con temi di giustizia sociale, pace, ecologia (Laudato si'). Il "buono" si manifesta nell'impegno etico e nella capacità dell'arte di interpellare la coscienza dello spettatore.
- Bello: La bellezza è spesso controversa. Non è più necessariamente armonia classica, ma può essere intensità, autenticità espressiva, o la capacità di far intravedere il sacro nel frammento, nel quotidiano, o persino nell'orrore. Un esempio possono essere le opere che utilizzano materiali poveri (come l'arte povera applicata agli spazi liturgici) o installazioni che creano un'esperienza immersiva e spirituale.
Nella storia dell'arte cristiana, la ricerca di un'arte che sia simultaneamente specchio della Verità rivelata, promotrice della Bontà morale e capace di esprimere la Bellezza trascendente di Dio rimane una costante, pur adattandosi a linguaggi e sensibilità radicalmente diversi nel corso dei secoli.
Il rapporto tra Bello, Buono e Vero e la teologia simbolica è estremamente profondo, poiché è proprio attraverso il simbolo che questi tre concetti si intersecano e manifestano nella realtà sensibile. La teologia simbolica considera il creato e, per estensione, l'arte sacra, come un vasto sistema di segni e simboli che rimandano a realtà divine, invisibili e trascendenti.
Ecco come si articola questo rapporto:
Il Simbolo come Punto di Convergenza
Nella teologia cristiana, il termine "simbolo" (dal greco symbolon, che significa "mettere insieme", "congiungere") è fondamentale. Il simbolo non è una mera illustrazione, ma un segno che partecipa in qualche modo alla realtà che rappresenta.
- Il Simbolo Rende Presente: A differenza di un semplice segno arbitrario, il simbolo ha la capacità di rendere in qualche modo presente la realtà a cui allude. Ad esempio, il pane e il vino nell'Eucaristia sono simboli che, per la fede, rendono realmente presente il corpo e il sangue di Cristo (Verità teologica).
- La Creazione come Simbolo: L'intera creazione è vista come un "libro" simbolico scritto da Dio. Ogni elemento del creato, partecipando all'essere, riflette gli attributi divini (Bello, Buono, Vero).
La Triade attraverso la Lente Simbolica
La teologia simbolica utilizza la triade (Bello, Buono, Vero) per decifrare il significato spirituale dell'arte e della realtà:
1. Il Vero nel Simbolo
La verità nella teologia simbolica non è solo un'affermazione logica o un fatto storico, ma la realtà ultima di Dio e della Sua Rivelazione.
- Verità Oggettiva: Un simbolo è "vero" se rappresenta fedelmente la realtà teologica a cui rimanda. L'iconografia cristiana, per esempio, segue canoni precisi perché la "verità" dell'immagine non risiede nella creatività dell'artista, ma nella sua capacità di aderire alla tradizione e al dogma.
- Discernimento: Il simbolo aiuta l'intelletto umano a cogliere verità che superano la ragione naturale. La verità è l'effluvio dell'Essere, la rivelazione dell'Essere stesso.
2. Il Buono nel Simbolo
Il "buono" è strettamente legato alla volontà e all'azione morale (etica). Il simbolo agisce sulla volontà del fedele, orientandola verso il bene.
- Azione Morale: Un simbolo cristiano non è mai eticamente neutro. Contemplare un'icona del Buon Pastore non serve solo a conoscere la parabola (Verità), ma a ispirare compassione, carità e sollecitudine (Bontà).
- Trasformazione: Il simbolo ha un potere trasformativo. La bellezza del simbolo risveglia il desiderio (la volontà) del bene, spingendo l'individuo verso una vita più santa.
3. Il Bello nel Simbolo
La bellezza è la proprietà dell'essere che diletta l'apprensione (sensoriale e intellettuale) per la sua perfezione, proporzione e luminosità.
- Esperienza Estetica: Nel simbolo, la bellezza è la forza che cattura l'attenzione e apre la porta alla comprensione. È la via d'accesso (via pulchritudinis) che, educando la sensibilità, sviluppa anche la capacità razionale per la verità.
- Luminosità (Claritas): La "luminosità" o claritas (concetto chiave in San Tommaso d'Aquino) è la proprietà per cui un oggetto bello risplende di una luce propria, che è un riflesso della luce divina. Nell'arte bizantina, l'oro degli sfondi incarna letteralmente questa idea. La bellezza del simbolo è ciò che lo rende efficace e memorabile.
Nella teologia simbolica, Bello, Buono e Vero formano una "triade" inseparabile. Il simbolo è il meccanismo che li unisce: è bello perché riflette l'armonia divina, è vero perché comunica la Rivelazione, ed è buono perché spinge l'anima verso la salvezza e la virtù.
L'Amore di Gesù Cristo (inteso come agape e caritas divine) non è semplicemente un'altra virtù che si affianca alla triade Bello, Buono e Vero, ma è la fonte, il centro e il compimento che unisce e dà senso a tutti e tre i concetti nell'esperienza cristiana.
L'amore di Gesù agisce come un "collante" teologico e spirituale all'interno della triade in questi modi:
1. L'Amore come Origine del Vero: La Rivelazione
L'amore di Cristo opera nella dimensione del Vero perché è la motivazione ultima della Rivelazione.
- Verità Incarnata: Gesù non ha solo insegnato la verità; ha proclamato di essere la Verità (Gv 14,6). La verità cristiana non è un'idea astratta o una dottrina fredda, ma una persona, un volto che si manifesta per amore dell'umanità. La verità di Dio è che Egli è Amore (1 Gv 4,8).
- Motivazione della Comunicazione: Dio si rivela all'uomo non per dovere o per esibizione di potenza, ma per eccesso d'amore. L'amore è ciò che spinge Dio a "dire la Verità" su Se stesso e sul destino umano.
2. L'Amore come Essenza del Buono: La Salvezza e l'Etica
L'amore di Cristo è l'essenza stessa del Buono e la misura di ogni moralità.
- Il Bene Supremo: Nella teologia cristiana, il bene sommo è la salvezza e la comunione con Dio. L'amore di Gesù, manifestato nel sacrificio della Croce, è l'atto di bontà per eccellenza (summum bonum).
- Nuova Etica: L'etica cristiana non si basa su un elenco di regole astratte, ma sul comandamento dell'amore reciproco ("Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi"). L'amore di Gesù trasforma il concetto di "buono" da una conformità alla legge a un'imitazione attiva della Sua carità.
- Efficacia Trasformatrice: È l'amore di Cristo che rende l'uomo capace di compiere il bene. La grazia (dono d'amore) opera la trasformazione interiore che porta a una vita buona.
3. L'Amore come Pienezza del Bello: La Gloria e l'Armonia
L'amore di Cristo opera nella dimensione del Bello offrendo la pienezza e l'armonia che la bellezza ricerca.
- La Bellezza del Volto di Cristo: La vera bellezza nell'arte cristiana non è solo proporzione fisica, ma lo splendore interiore della santità e dell'amore che traspare. Il volto di Cristo sofferente sulla croce è "bello" non esteticamente, ma perché è il punto più alto della rivelazione dell'amore che si dona totalmente.
- Armonia e Claritas: L'amore di Dio è l'armonia che regge il cosmo. La claritas (luminosità) della bellezza è un riflesso della luce dell'amore divino che pervade e unifica la creazione.
- Stupore e Admiratio: L'esperienza della bellezza cristiana è spesso legata allo stupore (admiratio) per la grandezza e la gratuità dell'amore di Dio.
In Sintesi: L'Amore come Trascendentale Unificante
L'amore di Gesù Cristo non è un quarto elemento, ma la realtà che permea e unifica gli altri tre trascendentali.
- L'amore è la Verità ultima di Dio.
- L'amore è la Bontà radicale che salva il mondo.
- L'amore è la Bellezza che redime e trasfigura ogni cosa.
Nell'arte cristiana che riesce a veicolare la caritas di Cristo, il fedele sperimenta simultaneamente la verità della Rivelazione, la bontà della salvezza e la bellezza della gloria di Dio.
Gesù Crocifisso, Cappella degli Scrovegni, Giotto
Un esempio emblematico e potente di come l'amore di Gesù operi nella triade di Bello, Buono e Vero nell'arte cristiana è la raffigurazione del Crocifisso, in particolare nel periodo medievale o rinascimentale, come il Crocifisso di Giotto nella Cappella degli Scrovegni o quello di Cimabue.
Analizziamo questo soggetto universale:
L'Esempio: Il Crocifisso nell'Arte Cristiana
Scenario: Immaginatevi di entrare in una chiesa medievale o rinascimentale e di trovarvi davanti a un grande crocifisso ligneo o dipinto.
1. Il Vero (Veritas)
L'opera comunica immediatamente una verità storica e teologica: la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio che si è incarnato ed è morto per l'umanità.
- Verità Storica: L'opera rappresenta un evento cardine della storia della salvezza, narrato fedelmente nei Vangeli.
- Verità Teologica: Il crocifisso è l'espressione della verità fondamentale della fede: Dio è amore (1 Gv 4,8) e manifesta questo amore in modo supremo nel sacrificio redentore. L'opera è "vera" perché aderisce al Depositum Fidei (il deposito della fede).
2. Il Buono (Bonitas)
L'opera è intrinsecamente buona perché il soggetto stesso rappresenta l'atto di bontà più grande e disinteressato della storia umana: l'Amore di Gesù che si dona totalmente (agape) per la salvezza del mondo.
- Esempio Morale: Contemplare il Cristo sofferente spinge il fedele all'imitazione della sua umiltà, obbedienza e carità radicale. L'immagine non è passiva, ma agisce sulla volontà dello spettatore.
- Funzione Etica: L'opera genera "bene" nell'anima, ispirando pentimento, gratitudine e un rinnovato impegno morale nella propria vita.
3. Il Bello (Pulchritudo)
La bellezza del crocifisso non è la bellezza fisica di un corpo integro o vitale, ma una bellezza spirituale e formale che deriva dalla sua perfezione espressiva e dalla sua capacità di commuovere.
- Armonia Espressiva: In artisti come Giotto o Donatello, la bellezza risiede nella perfezione anatomica e nella capacità di esprimere, attraverso il corpo martoriato, la dignità e la serenità interiore del Figlio di Dio che si affida al Padre.
- La Claritas della Sofferenza: La bellezza sta nella "luminosità" della verità e della bontà che traspaiono dalla sofferenza stessa. È una bellezza che nasce dalla com-passione, dal sentire insieme il dolore e la grandezza dell'amore.
La Sintesi nell'Amore di Gesù
In questo esempio, l'amore di Gesù è il perno che tiene unita la triade:
- È l'amore che rende la scena vera (la verità di Dio è amore).
- È l'amore che rende l'atto buono (il sacrificio per gli altri).
- È l'amore che rende l'immagine bella (la perfezione del dono di sé che risplende oltre la sofferenza fisica).
L'opera d'arte, il Crocifisso, è quindi un'esperienza estetica che è simultaneamente un'esperienza etica e teologica.