domenica 13 aprile 2025

Ognuno di noi è icona di Cristo, di Suor Mirella Caterina Soro


OGNUNO DI NOI E' ICONA DI CRISTO

Suor Mirella Caterina Soro
delle contemplative domenicane di Pratovecchio



Non sono un’intenditrice di iconografia. Mi piace, però, pregare di fronte a un’icona: guardo il Cristo che vi è dipinto, ma soprattutto mi sento guardata, cercata. Non è un «senso di persecuzione», quello che mi prende, ma una grande consapevolezza di essere amata. L’icona mi aiuta a mettermi alla Sua presenza, a diventare consapevole di ciò che avviene fra me e Lui.

Una mattina, mentre leggevo la Scrittura, ho alzato lo sguardo verso l’icona del Cristo Pantocrator, che mi stava davanti, e ho pensato, ad un tratto, che ogni persona è come un’icona: ognuno, infatti, è il Cristo che viene a bussare alla nostra porta. Gli altri, infatti, ci «guardano», con la loro vita, e attendono di essere guardati. Gesù ha detto che lo avremmo incontrato nel malato, nel prigioniero, nel più piccolo dei suoi fratelli. D’altra parte, a volte ci può sembrare che questa «icona vivente» del Cristo deformi un po’ la sua vera immagine: alcune persone forse sono fastidiose, altre pesanti, altre ci fanno del male, altre non ci comprendono; alcuni «predicano bene e razzolano male», altri fanno scelte sbagliate e non possono, a nostro giudizio, essere un’icona del Signore. Sulla croce, però, Cristo ebbe un volto sfigurato, per aiutarci a incontrarlo in ogni fratello, anche in quello meno amabile. Anzi, è proprio l’umanità ferita il luogo in cui Cristo desidera abitare: è lì che lui vuole essere amato, cercato e, attraverso il nostro amore, guarito. E mentre vediamo la ferita del fratello, è impossibile non ricordarci della nostra: l’umanità ferita, infatti, siamo noi. Siamo icone di Cristo gli uni per gli altri.

Nelle persone che incontro, Cristo mi guarda, mi cerca: è lì che io contemplo il suo volto glorioso e il suo volto sfigurato. Di fronte a un’icona, poi, come davanti a uno specchio, è impossibile distogliere lo sguardo da noi stessi. L’«icona vivente di Cristo», che è ogni persona che incontro sul mio cammino, è anch’essa uno specchio che mi aiuta a capire chi sono io. L’altro, infatti, mi è di stimolo per uscire dai miei egoismi e per capire quale sia la mia vera immagine, il mio vero essere. Nei giudizi dell’altro, poi, positivi o negativi, giusti o ingiusti che siano, c’è sempre un pizzico di verità: se sono onesto, tutto devo accogliere come dono, tutto mi aiuta a riflettere, a interrogarmi e a crescere come persona e come cristiano. Lasciandomi guardare dagli altri, quindi, e conoscendomi meglio, ho l’opportunità di diventare io stesso icona sempre più fedele del Cristo, per ogni fratello che incontro nella mia strada. Le mie mani, i miei piedi, il mio sguardo e il mio cuore saranno, allora, le mani, i piedi, lo sguardo e il cuore con cui Cristo, oggi, cura le ferite dell’uomo, lo guarda, lo attira a sé e lo introduce nel mistero ineffabile del suo Amore Trinitario.



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